Sunniti e Sciiti, una breve storia delle origini
La divisione più profonda del mondo islamico spiegata attraverso le leggendarie figure dei primi Califfi e del concetto di autorità all'interno dell'Islam.
Questo è il primo di una serie di articoli in cui cercherò di analizzare le origini e la storia dell’Islam, dal VII sec. fino al crollo dell’Impero Ottomano. L’articolo di oggi, chiaramente, non poteva che partire dalla grande divisione all’interno del mondo musulmano, quella tra Sunniti e Sciiti, originatasi nei primi decenni dopo la morte del profeta.
Il 632 D.C. con la morte di Maometto, profeta prima e poi leader politico, ha segnato un momento fondamentale all’interno del mondo islamico. L’uomo che aveva portato al mondo il messaggio di Dio attraverso il Corano lasciava un vuoto per certi versi incolmabile all’interno delle prime comunità tribali, soprattutto quelle di Mecca e Medina, che durante i primi decenni del VII sec. si erano convertite a questa nuova religione monoteista (l’Islam) formando la cosiddetta comunità dei fedeli (Umma) che trascendeva, allora solo in potenza, i confini geografici della penisola arabica e i limiti sociali tribali. Maometto non fu però solamente una figura religiosa per le prime comunità musulmane Egli fu infatti anche un leader politico, soprattutto a partire dal 622 D.C. dopo la cosiddetta Hijra, ovvero la sua separazione dalla città natale di Mecca che osteggiava la sua religione, dirigendosi verso Medina.
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Questo quadro, riassunto qui in poche righe, lascia dunque intuire le prime criticità che i seguaci di Maometto dovettero affrontare dopo la sua morte. Era evidente che il ruolo di profeta non sarebbe potuto essere tramandato in alcun modo, ma lo stesso non si poteva affermare per quanto riguarda la sua leadership politica e religiosa. Ciò apriva dunque numerose questioni: quale sarebbe dovuto essere il ruolo e le prerogative del nuovo leader? come avrebbe dovuto essere eletto? Secondo la tradizione dominante, infatti, Maometto non avrebbe designato un suo diretto successore [*] nella convinzione che il giorno del giudizio sarebbe arrivato prima della sua morte. Inoltre, nemmeno all’interno del Corano erano previste particolari indicazioni su come designare il capo della comunità o su quali fossero le sue prerogative concrete. Per questo motivo, la storia dei primi quattro califfi che hanno succeduto Maometto, conosciuti storiograficamente come i “califfi ben guidati”, è caratterizzata da una forte incertezza riguardo ai metodi di selezione dell’autorità.
L’autorità, dopo la morte del Profeta
Tornando alla storia, dopo la morte di Maometto i suoi compagni più stretti si riunirono per decidere il futuro dell’Umma. Tra questi, Omar, uno dei primi convertiti all’Islam, propose come capo della comunità Abu Bakr, compagno del profeta e padre dell’ultima moglie di Maometto, Aysha. Il gruppo accettò la proposta e Abu Bakr venne quindi nominato primo Califfo [**]. Il suo califfato durò appena due anni (632-634 D.C.) e venne perlopiù caratterizzato dalla cosiddetta Guerra delle Ridda, ovvero da degli scontri armati tra i musulmani e delle tribù che avevano dichiarato la loro indipendenza dopo la morte di Maometto rifiutandosi di pagare una tassa che li assoggettava formalmente al nascente Stato islamico.
Dopo appena due anni si riaprì dunque il tema della successione. In questo caso però Abu Bakr aveva preventivamente scelto Omar come proprio successore poco prima di morire. Il suo califfato (634-644 D.C.) si caratterizzò per importanti espansioni territoriali, soprattutto verso le attuali zone dell’Egitto, del Levante e dell’Iraq. In particolar modo, si fa risalire ad Omar i primi tentativi di istituzionalizzare l’emergente Stato Islamico. Di particolare importanza fu l’istituto della Dhimma creata per tutelare le minoranze non-musulmane residenti nei territori conquistati. Così facendo i primi leader permisero una certa tolleranza religiosa nei confronti di Ebrei, Cristiani e Zoroastriani dietro il pagamento di un’apposita tassa, la Jizya.
Alla morte di Omar nel 644 D.C. si aprì nuovamente la questione dell’autorità. Anche in questo caso, però, il Califfo uscente prima di morire aveva lasciato qualche indicazione su come scegliere il proprio successore. Si sarebbe dovuto costituire un consiglio, un Majlis, formato da sei persone che sarebbero state incaricate di scegliere tra loro il successore di Omar [***]. La scelta ricadde su Uthman (644-656 D.C.) che continuò in parte il percorso dei suoi predecessori: conquiste territoriali e razionalizzazione dello Stato islamico tramite riforme. Ma il suo califfato entrò in crisi dopo qualche anno. Innanzitutto per una serie di conflittualità tra il centro e la periferia che possono essere lette come conseguenze naturali della rapida espansione territoriale e, in secondo luogo, per una certa avversione verso la figura di Uthman che, insediatosi alla guida della comunità, aveva favorito particolarmente i membri della sua tribù danneggiandone altre con le sue riforme economiche. Queste tribù che persero i loro privilegi economici si concentravano perlopiù nella zona di Kufa, e fu proprio da lì che ebbe origine una rivolta armata contro Uthman che portò alla sua morte; ucciso proprio da alcuni ribelli mentre da solo praticava la preghiera nella sua casa.
‘Ali e la definitiva frattura
Questo fatto ebbe conseguenze dirompenti all’interno della comunità. Il quarto califfo succeduto ad Uthman, ‘Ali (e fortemente sostenuto da un partito che potremmo definire “proto-sciita”) non condannò infatti gli assassini di Uthman. ‘Ali era una figura fondamentale all’interno delle prime comunità islamiche, essendo stato cugino e genero del Profeta, nonché uno dei primi convertiti. Ciononostante la sua leadership venne immediatamente contestata da due poli:
L’ultima moglie di Maometto Aysha, riunitasi con altri compagni del profeta a Basra, creò un vero e proprio fronte di opposizione ad ‘Ali che decisero di sfidare in campo aperto nella cosiddetta Battaglia del Cammello (656 D.C.). La battaglia venne vinta da ‘Ali ed ebbe la conseguenza di rafforzare la legittimità del suo califfato.
Un fronte di opposizione molto più forte si stabilì invece a Damasco guidato da Mu’awiya, un governatore locale che contestava apertamente sia la legittimità di ‘Ali e sia il fatto che non avesse condannato gli assassini di Uthman. Nel 657 ebbe inizio la battaglia tra i rispettivi eserciti, sfociata poco tempo dopo in un primo armistizio che poneva un freno allo scontro militare, ma che non risolveva alcuna questione politica. La conseguenza dirompente di questo armistizio fu però una scissione interna al partito di ‘Ali da parte di un frangia, i kharigiti, che aveva contestato questa scelta “di debolezza” da parte del proprio leader. Nacque così il Kharigismo, un ramo dell’Islam che tutt’oggi possiede un ruolo importante all’interno della comunità islamica globale.
All’armistizio seguirono tra il 657 e il 658 D.C. diversi tentativi di negoziati per cercare di trovare una soluzione alla questione dell’assassinio di Uthman, ma i risultati furono fallimentari. Le conseguenze di questo mancato accordo furono importanti, soprattutto alla luce dell’assassinio di ‘Ali avvenuto nel 661 D.C. proprio per mano dei suoi ex sostenitori, ovvero da un gruppo di kharigiti.
A questo punto la frattura all’interno della comunità apparve impossibile da ricomporre. Da un lato, il partito di ‘Ali (i cosiddetti “proto-sciiti”) rivendicava l’uccisione del proprio leader e il tentativo continuo di marginalizzarlo dalla politica messo in atto dai primi califfi, dall’altro lato il partito di Mu’awiya (ma anche dei primi califfi ben guidati) che formerà il nucleo del futuro sunnismo. Questi criticavano ‘Ali per non aver punito gli uccisori di Uthman.
Esistono diverse versioni sugli eventi che seguirono la morte di ‘Ali. Secondo gli sciiti, il legittimo successore di ‘Ali avrebbe dovuto essere suo figlio Hassan il quale però avrebbe accettato una mediazione con Mu’awiya per evitare un’altra guerra civile tra musulmani. Hassan avrebbe mantenuto l’autorità religiosa a Medina, lasciando al suo rivale il potere politico e la responsabilità di condurre il nascente Stato Islamico. Secondo i sunniti invece, Mu’awiya avrebbe innanzitutto proposto ad Hassan un accordo per porre fine alla controversia dell’assassinio di Uthman, che sarebbe stato accettato. Successivamente avrebbe permesso ad Hassan di tornare a Medina, mantenendo però per sé sia l’autorità politica che quella religiosa.
La storia è certamente andata nella seconda direzione. Mu’awiya, ritornato a Damasco spostò in quella città il centro nevralgico di un nuovo califfato emergente, il Califfato Omayyade, del quale egli sarebbe stato considerato il fondatore. Il cosiddetto “periodo carismatico” dei primi quattro califfi volgeva al termine lasciando il posto al “periodo istituzionale” rappresentato, appunto, dal Califfato Omayyade (661-750). Da questo momento, i leader che si sarebbero susseguiti, tutti tramite un sistema dinastico, avrebbero cercato di razionalizzare l’impero da un punto di vista economico, politico, istituzionale, ecc.
Risulta evidente, dunque, che il tema della successione sia stato affrontato dai primi califfi seguendo un approccio molto pragmatico, facendo virtù della mancanza di chiare prescrizioni coraniche. Ciò, però, ha alimentato numerosi dibattiti e scontri all’interno dell’Umma che hanno molto spesso messo in discussione la legittimità di alcuni califfi, tra tutti la figura di ‘Ali. Ad ogni modo, la corrente sciita è uscita chiaramente sconfitta politicamente da questa prima fase della storia dell’Islam. Il Califfato Omayyade e successivamente quello Abbasside, solo per rimanere all’interno dei primi 500 anni di storia islamica, ne sono chiaramente l’emblema.
Ad oggi però, la situazione è chiaramente diversa e, seppur in maniera minoritaria, lo sciismo si è imposto come componente maggioritaria in numerosi paesi. Tra tutti, chiaramente ricordiamo l’Iran, ma anche i casi del'l’Iraq e del Bahrein sono degni di nota formando quella che molti esperti di storia oggi definiscono come “Mezzaluna Sciita”. È chiaro altresì, ma per questo tema ci sarà ampio spazio nei prossimi articoli, che ad oggi i conflitti in Medio Oriente solo in parte possono essere ricondotti a questa divisione, quanto piuttosto a motivazioni più tangibili di natura politica ed economica.
[*] Secondo la tradizione sciita, Maomeotto poco prima di morire avrebbe annunciato ai suoi compagni che il suo successore sarebbe stato ‘Ali.
[**] Nota bene: il termine Califfo è stato utilizzato solo in retrospettiva per definire il ruolo di questi leader all’interno della comunità. Essi infatti era soliti essere definiti tra i loro contemporanei Amir al-Munimim, ovvero “comandante dei fedeli”.
[***] In questo fatto gli Sciiti hanno visto (in retrospettiva) il tentativo di escludere dalla guida della comunità il loro leader ‘Ali.
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